Trapani Classica

PIANO FESTIVAL – Recital pianistico Alberto Ferro


Nato a Gela (CL) nel 1996, Alberto Ferro ha iniziato gli studi musicali con la madre all’età di 7 anni e ha tenuto il suo primo recital all’età di 13 anni. Nel 2018 ha conseguito il Diploma accademico di secondo livello con il massimo dei voti e la lode presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Vincenzo Bellini” di Catania, sotto la guida del maestro Epifanio Comis, il suo mentore di sempre. Ha inoltre frequentato numerosi corsi di perfezionamento con pianisti di fama internazionale, quali Michel Béroff, Dina Yoffe, Leslie Howard, Elisso Virsaladze, Joaquín Achúcarro, Richard Goode, Jörg Demus e Vladimir Ashkenazy.

Tra i numerosi premi vinti in concorsi nazionali ed internazionali spiccano: il 1° premio e il premio del pubblico al “Telekom – Beethoven” di Bonn (2017); il 2° premio, il premio della critica e il premio speciale Haydn al “Ferruccio Busoni” di Bolzano (2015); il 6° premio e il premio del pubblico al “Regina Elisabetta” di Bruxelles (2016); il 2° premio al “Premio Jaén” (2022); il 1° premio al “Premio Venezia” (2015); il premio come finalista e il premio Children’s Corner al “Clara Haskil” di Vevey (2017).

Ha tenuto concerti per importanti associazioni e festival italiani ed europei, quali il Copenhagen Summer Festival, l’Unione Musicale di Torino, il Bologna Festival, il Ravello Festival, gli Amici della Musica di Firenze, la Società dei Concerti e la Società del Quartetto di Milano, le Settimane Musicali di Ascona, il Tiroler Festspiele Erl, il Kissinger Sommer, il Beethovenfest Bonn, il Piano aux Jacobins, il Festival Musiq’3, il Festival de l’Eté Mosan, l’OdeGand Festival, il Brussels Piano Festival.

Si è esibito in prestigiose sale da concerto (Conservatorio statale “P. I. Čajkovskij” di Mosca, Universität der Künste di Berlino, Ateneo rumeno di Bucarest, Filarmonica di Varsavia, Palau de la Música Catalana di Barcellona, Herkulessaal di Monaco di Baviera, Bozar, Flagey e Conservatorio Reale di Bruxelles, Zadužbina Ilije M. Kolarca di Belgrado, Liederhalle di Stoccarda, Gewandhaus di Lipsia, Meistersingerhalle di Norimberga, Rudolf-Oetker-Halle di Bielefeld, Teatro Petruzzelli di Bari, Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania, Teatro Nazionale dell’Opera e del Balletto di Costanza, Musikhuset di Aarhus, Kurhaus di Wiesbaden, Teatro La Fenice e Teatro Malibran di Venezia, Sala Filarmonica di Liegi, Filarmonica di Lussemburgo, Concertgebouw di Bruges, LAC di Lugano, Regentenbau di Bad Kissingen, Festspielhaus di Erl), sia in recital solistici, sia con orchestre sinfoniche e cameristiche (Orchestra Nazionale del Belgio, Orchestra Filarmonica di Malaga, Orchestra Filarmonica della Fenice, Orchestra Sinfonica di Anversa, Orchestra Sinfonica di Aarhus, Orchestra Classica Filarmonica di Bonn, Orchestra Reale da Camera della Vallonia, Orchestra da Camera di Losanna), sotto la guida, tra gli altri, di Arvo Volmer, Dirk Kaftan, Heribert Beissel, Günter Neuhold, Paul Meyer, Thierry Fischer, Marin Alsop, Christian Zacharias.

Nel 2016 e nel 2017 ha ricevuto la Medaglia della Camera dei Deputati, conferitagli dalla Presidente della Camera, On. Laura Boldrini, in occasione della Festa Europea della Musica, come riconoscimento al suo talento artistico, e per i successi riportati nel corso degli ultimi anni in prestigiose competizioni pianistiche internazionali. Nel marzo del 2017 ha tenuto un recital presso la Cappella Paolina del Palazzo del Quirinale, nella rassegna “I Concerti del Quirinale” in diretta su Rai Radio 3, ricevendo tanti apprezzamenti dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.

Molte sue registrazioni sono state trasmesse da emittenti radiotelevisive nazionali (Rai 3, Rai 5, Rai Radio 1, Rai Radio 3, Rai Südtirol, Radio Popolare, Venice Classic Radio) e internazionali (RTBF, VRT, Musiq’3, Klara, ORF III, MDR Kultur, RTS, arte, Deutsche Welle). Inoltre, sono stati pubblicati tanti articoli su di lui da importanti riviste musicali, tra cui Suonare News, Amadeus, Crescendo, Andante e Pizzicato.

Dal 2015 è uno degli artisti sostenuti dal CIDIM, Comitato Nazionale Italiano Musica, che ha realizzato la produzione di un CD per l’etichetta Suonare records, allegato alla rivista nazionale Suonare News (maggio 2017). Nel 2016 la BNP Paribas Fortis lo ha ingaggiato per tenere una serie di concerti in Belgio, pubblicando un suo CD che include alcuni brani eseguiti dal vivo durante il Concorso “Regina Elisabetta” di Bruxelles. Ha pubblicato incisioni solistiche e cameristiche per altre importanti etichette, tra cui Brilliant, Warner, Da Vinci e Muso.

Attualmente è docente di pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica “Alessandro Scarlatti” di Palermo.

PROGRAMMA

F. CHOPIN: Tre mazurke op 59
C. DEBUSSY : Preludio n. 7 – “La terrasse des audiences du clair de lune” dal 2° Libro L 131
F. LISZT: Rapsodia ungherese n. 12, S. 244
S. RACHMANINOV: Variazioni su un tema di Corelli op. 42
A. SCRIABINE: Sonata n. 1 op. 6 – Allegro con fuoco – Adagio – Presto – Funébre

GUIDA ALL’ASCOLTO

Sessanta mazurke attraversano la vita artistica di F. Chopin (1810 – 1849), dalle quattro mazurke opera 6 composte nel 1832 all’età di 22 anni alle ultime dell’opera 68 del 1855, senza considerare quelle senza numero d’opus alcune delle quali composte da uno Chopin appena adolescente. Ciò è indicativo di quanto il compositore polacco fosse legato a questa forma compositiva dal carattere popolare. La mazurka è una danza ternaria della Mazowia, diffusa nella Polonia centrale, il cui nome deriva da mazurek o mazur, termine di origine russa. Più di altre forme, essa è l’espressione di quel recupero delle tradizioni popolari tanto caro alla cultura romantica. Anche le Tre mazurke op 59 del 1845, come le altre, mettono in luce l’interesse vero di Chopin verso il mondo contadino della sua terra, verso il suo linguaggio e, in particolar modo, verso il canto popolare polacco. Pur incastrate in uno schema compositivo codificato (A-B-A), il compositore, attraverso particolari caratteristiche ritmiche, melodiche ed esecutive (ritmi e intervalli tipici, note ribattute, cromatismi..), richiama l’atmosfera folcloristica e, insieme ad elementi innovativi e sperimentali, reinventa la forma mantenendone il carattere tradizionale.

        Il Preludio n. 7 La terrasse des audiences du clair de lune di Claude Debussy (1862-1918) è inserito nella seconda raccolta di dodici Préludes, composti fra il 1911 e il 1912. Il termine “Preludio” qui non deve essere inteso come un’introduzione ad altro brano, piuttosto come un suggerimento o un’allusione. I preludi vogliono stimolare l’immaginazione ma non guidarla verso una direzione definita. Per questo, probabilmente, Debussy inserisce alla fine di ogni brano e non all’inizio titoli descrittivi e/o evocativi. Tutti i 24 preludi presentano forme libere ed appartengono all’ultima fase dell’estetica del compositore francese in cui la scrittura impressionista lascia il posto, a tratti, ad un linguaggio ancora più simbolico ed astratto. La terrazza delle udienze al chiaro di luna, un preludio lento ed enigmatico, presenta una particolare scrittura a tre pentagrammi che abbraccia una grande estensione sonora.

         Con le 19 Rapsodie ungheresi, composizioni liberee fantasiose, FranzLiszt (1811-1886) ha inteso omaggiare la musica tzigana compenetrata nella tradizione musicale dei magiari, convinto che l’origine della musica ungherese fosse propriamente tzigana e non semplicemente magiara. La Rapsodia S. 244 n. 12 in Do diesis minore dedicata al celebre violinista ungherese Joseph Joachim, evidenzia un carattere propulsivo ed una incredibile scrittura virtuosistica in cui attraverso ornamentazioni melodiche e ritmiche si susseguono diverse e colorate idee tematiche.

          Sergej Rachmaninov, come Liszt, manifesta mirabilmente l’altro aspetto dell’artista, l’essere cioè compositore oltre che interprete e concertista. La sua musica rappresenta la naturale continuazione del pianismo romantico di Chopin e di Liszt. Il tema portoghese, La Follia, su cui l’autore crea le venti Variazioni op. 42 in Re minore è antico e abbastanza “sfruttatoda  compositori più o meno noti a partire dal XVI secolo.

          La Sonata n. 1 op. 6 di Alexander Scriabin (1872-1915) ha una genesi non felice. Concepita nel 1892 all’età di 20 anni in un momento di sconforto per l’infortunio alla mano e al braccio causato da un eccessivo studio al pianoforte, essa è “un grido contro il destino e contro Dio”, come scrive lo stesso autore. Un grido che esplode fin dalle prime battute e si protrae per quattro movimenti interrotto soltanto da qualche momento di religiosa speranza.

Annamaria Malerba

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